Wednesday, August 27, 2008

Grodno (in Italian)

Paolo Rumiz's latest piece in La Repubblica deals evocatively, among other things, with the synagogue and Jewish cemetery in Grodno, Belarus. The article includes a photo of the synagogue and a description of an encounters with a non-Jewish woman who has "adopted" the cemetery and tries to clean the tombstones, one by one, one each day.

"Adonai", "Elohim" ripetono i vecchi nella sinagoga corale ormai vuota, e tutto sembra appeso al filo di queste antiche parole che garantiscono la continuità del mondo. Ma è proprio questo che spaventa: quando esse non saranno più ascoltate da nessuno, allora sarà l'Europa a perdere definitivamente se stessa. E già te ne accorgi quando nello spazio corale torna il silenzio, carico di nostalgia del canto che non c'è più. C'erano diciassette sinagoghe a Grodno, ora ce n'è una sola.

Marija, la vecchia custode, è un'ortodossa convertitasi all'ebraismo e la sua fede è un ibrido perfetto tra le due religioni. Dice, con gli occhi febbrili: "Tutti aspettano l'arrivo del Messia. Arriverà quando tutti si armeranno contro Israele: allora il cielo si aprirà e lui andrà in suo soccorso. Sarà il secondo arrivo di Cristo. Il momento arriverà presto, così è scritto nella Torah. Allora gli ebrei crederanno, Gesù li benedirà, e Israele sarà il primo di tutti i popoli".

Sull'altra riva del fiume c'è un vecchio cimitero ebraico. Immenso, coperto di sterpaglia, devastato dalle radici delle betulle. Per entrare scavalchiamo un muro sbrecciato coperto di ortica. Poljakov Abram Lazarevic. Rosenzweig David Bulfovic. Le tombe con la stella di Davide emergono dalla vegetazione come menhir, coperte di licheni grigi e giallo-senape. Qualcuna ha la stella rossa. Su tutto, la luce incendiaria della sera. Migliaia di morti, e sono la minoranza. Gli altri sono passati per il camino.

Nella boscaglia, una donna in vestito rosso-papavero spazza una tomba. Sembra una visione, una Morgana. Con lei un bambino che l'aiuta. Poco lontano, un uomo che falcia la sterpaglia. La donna in rosso chiama Lilia e racconta una storia straordinaria. "Io e mio marito siamo ortodossi, ma abbiamo adottato questo luogo.

Da quando siamo in pensione, ogni giorno puliamo una tomba. Abito in quella casa lì in fondo, accanto al muro di cinta e da anni lotto perché questo spazio non decada. Conosco tanti di quelli che abitano qui". Dice "abitano", perché ne parla come se fossero ancora vivi.

Il piccolo Igor dice a Monika: "Vieni, ti porto a vedere la tomba di un santo", e si arrampica su un pilastro coperto di caratteri ebraici. "Era un rabbino, vengono in tanti a salutarlo. Gli chiedono sempre qualcosa".
Abbaiano due cani lupo. Sono i guardiani della casa di Lilia. Hanno fiutato estranei oltre la cancellata. Lilia vede ragazzi che cercano di entrare; urla, li minaccia, li fa scappare.

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